Avanzi di Elena Mazzi

A pochi giorni dalla chiusura di GAP mi ritrovo in cucina di Nicolina, una vispa settantaseienne guilmese,  che mi racconta che il nonno a volte non ci sta più con la testa. Nicolina è sua moglie, nonna anch’essa dell’indispensabile Pino, il gestore di uno dei due bar di Guilmi, da tutti noi usato non solo come punto di ritrovo, ma anche come ufficio, provvisto di una connessione internet che non ti lascia a piedi. La conosco da tanto Nicolina, lei si ricorda di me quando ero bambina e destate arrivavo in paese. Mentre io non ho che vaghi ricordi di allora: con linizio delle scuole elementari avevo smesso di andare a Guilmi anche con la bella stagione. Ci sono tornata soltanto con lavvio del nostro programma dedicato all’arte contemporanea...

Nicolina mi racconta di persone che ama e di fatti che lanno delusa; ride e fa battute schiette come lamica che ti apre la strada di percorsi che non sei sicura di volere intraprendere. E in tutto ciò mi dice di rimanere per condividere con lei cucuccelle e salsicce, ma poi rispetta il mio vegetarianismo presentandomi dei pomodori giganti saporitissimi. Sono dellorto, se ti bastano. Mi bastano, sì! Ancora una volta sono invitata a pranzo da qualche locale, a cui sono andata a chiedere o a ridare qualcosa. La scusa, stavolta, è la formula per guarire dal fuoco di SantAntonio, che le ho riportortato. Lei la pratica. Devi essere paziente e ci devi credere, funziona, funziona! Abbi fiducia!. Per fortuna non ne ho bisogno. Scritta in un corsivo incerto ma leggibile, su delle pagine ingiallite di unagenda di molti decenni fa, lha usata come materiale di studio, Elena Mazzi per il progetto Avanzi, presentato a Guilmi il 13 agosto, e ancora visibile nella mostra aperta al pubblico fino al 24 ottobre alla Pitech di via Italia.

Questanno l’artista in residenza a GuilmiArtProject è stata Elena Mazzi, emiliana di base a Venezia, con un solido curriculum alle spalle, fatto di studi di musica, di storia dellarte, di esperienze in luoghi importanti italiani e allestero. Quando alla conclusione della residenza ha lasciato il paese, si è diretta verso Istanbul, perché unica italiana sotto i 35 anni – e quasi lunica connazionale vivente nelle kermesse internazionale – invitata alla 14esima Biennale curata da Carolyn Christov-Bakargiev.

La formula per guarire dallo sfogo di SantAntonio è stata soltanto una pedina del progetto che Elena Mazzi ha realizzato in circa un mese di residenza a Guilmi. Gli altri importanti tasselli sono stati memorie, conversazioni, racconti orali e tante letture sulla tradizione, sul folklore e sulle credenze dAbruzzo, che lartista ha rielaborato, riconsegnandoli al pubblico per una fruizione agile e sincretica.

Il primo pensiero sul progetto Avanzi parte una pratica consolidata dellartista che consiste nel mettersi in ascolto del territorio su cui va ad operare e dove intreccia una serie di relazioni che contribuiscano alla sua realizzazione e che sono basate sulla  fiducia reciproca. Infatti, come Nicolina con la formula anti- sfogo, l’artista sembra costantemente ribadire di “affidarsi” al ruolo salvifico della sua operazione, che non è altro che un gesto artistico e come tale disinteressato e benefico.

Le caratteristiche della terra abruzzese, così ricca e varia naturalisticamente, ma altresì martoriata da disastri ambientali, alcuni conseguenze di decisioni umane e di una politica non sempre cristallina, sono note allartista sin da quando elabora due progetti per il territorio aquilano, successivamente al terremoto del 2009 (Villa Unda, 2011; Prelievi H3/X/Y classe E, 2011). Tornando nella nostra regione a pochi anni di distanza, Elena Mazzi ha voluto investigare certi elementi antropologici, che appartengono alla sfera dei sottili e che lartista individua come fondativi dellindividuo abruzzese e della relazione di questo con laltro e con lambiente. I sottili sono quei mondi a metà tra magia, superstizione e quotidiano, che hanno radici ataviche e arcaiche; che si mescolano con le ritualità della religione e si ritrovano in altre vesti – e sorprendentemente –  in regioni molto distanti tra loro; che si alimentano di manifestazioni corali, ma anche di pratiche individuali che nella società contemporanea vengono tenute nascoste per pudore. Secondo lantropologo abruzzese Emiliano Giancristofaro, sono il bagaglio che deve costituire parte dei nostri beni culturali (Totemajje. Viaggio nella cultura popolare abruzzese, 1978), tenuti al riparo dallappiattimento consumistico del turismo veloce e al di là della nota coloristica del folklore, di cui comunque sintingono.

Avanzi è infatti  la traduzione in italiano del titolo in dialetto abruzzese della pubblicazione cardine dello studioso in questione, che Elena Mazzi incontra come base scientifica per un progetto che nella sua forza rimane relazionale, attingendo dallhumus guilmese, così ricco di storie e pronto a rigenerarsi.

Elena Mazzi con Adriana Gandolfi
Elena Mazzi con Adriana Gandolfi

Le conversazioni con Adriana Gandolfi, demologa capace di connettere le articolazioni del magico nei territori più disparati e di circostanziarle al locale, hanno inoltre permesso allartista di ampliare le sue riflessioni oltre la sfera di riferimento del paese e lhanno avallata a trattare largomento con i linguaggi spuri propri dellarte contemporanea. Ecco quindi che tramite la performance, la fotografia, la scrittura e la successiva esposizione, lartista rimpasta avanzi di miti, credenze o leggende, per renderle pronte alluso, come le rimanenze di un pasto a cui il giorno dopo si aggiungono ingredienti per diventare nuovo nutrimento.

LA FRANA BELLISSIMA

La settimana scorsa ho visto una frana bellissima. La guardo ogni giorno dalla terrazza di casa mia, ha rovinato la strada che collega il mio paese a quello più vicino, e io che non guido la guardo ogni giorno con stupore. Mio marito e altri paesani hanno provato ad andare al municipio a chiedere di sistemarla ma niente. Lui guida, e ha bisogno di portare i prodotti del nostro orto in giro per venderli. Nessuno fa niente. Allora ho chiesto alla medichessa una ricetta per guarire la frana e lei mi ha detto: vuoi guarirla? Usa la ricetta della resipola così che non possa più andare avanti. La risipola si guarisce ungendola dolio con una penna di gallina nera e un podi lana di pecora se è molto grave, mentre si dice:
Quande Giesù Criste jiena pe llo monne,
la resibbola je va ncontre.
-Resibbola, andove vajie?-
-Vajie allosse de llu cristiène,
pe fallabbajà coma nnu chene-
-pietre, ammazze choste..-
-maestre, nnè mammazzà,
‘na belle cose te voglie mparà:
la fronna de lla live,
la penne de lla calline
la lana de lla pecurine.
La resibbola se ne va vije.

Elena Mazzi, Avanzi (La frana bellissima), GuilmiArtProject 2015
Elena Mazzi, Avanzi (La frana bellissima), GuilmiArtProject 2015

Lidea in questa, come in tutte le nove storie*** prodotte da Elena Mazzi, esplicitate in testi scritti e orali e in fotografie in cui compaiono gli stessi guilmesi ed il loro territorio, è che la ripetizione delle formule, accompagnata alla visione dellimmagine corrispondente, compia unazione taumaturgica nei confronti dei mali delloggi, solo in parte dissimili dalle disgrazie del passato. Visitando alcuni santuari del vastese, come quello della Madonna dei Miracoli a Casalbordino, lartista comprende la relazione tra il testo e limmagine, la quale traduce in maniera semplice e riconoscibile, un desiderio di guarigione, di contatto con ciò che è al di là. Nei secoli questa relazione non è cambiata nella sostanza, si è solo adeguata nei media adoperati, sostituendo fotografie o oggetti di largo consumo, alle tavolette dipinte o agli arti in argento di chi richiede la grazia. Il ricorso quindi alla fotografia come mezzo e ad ambienti o oggetti familiari per lambientazione dei tableaux vivant, non è quindi casuale, ma ponderato secondo il principio del decoro o della convenienza.

Il Santuario della Madonna dei Miracoli a Casalbordino © Elena Mazzi
Il Santuario della Madonna dei Miracoli a Casalbordino © Elena Mazzi

Una delle differenze tra il passato e il presente è l’entità del danno ambientale e la capacità dell’uomo di intervenire su di esso. Fino all’inizio del secolo scorso e comunque prima che la rivoluzione industriale entrasse a regime, l’uomo era ancora capace di intercettare i flussi benefici della natura e sanare il male che generalmente colpiva l’uomo e la comunità temporaneamente e che non era mai percepito come assoluto, bensì come un dato occasionale all’interno di un generale decorso di accadimenti naturali. I guaritori operavano maggiormente sull’uomo e solo raramente indirizzavano i loro poteri taumaturgici verso gli allagamenti, i terremoti, le frane; più spesso l’uomo scongiurava il maltempo. La natura infatti, aveva il suo schema  e il guaritore poteva accelerare il decorso dei danni, ma non cancellarne completamente le manifestazioni nefaste per gli uomini. La fiducia a cui Nicolina esorta consiste nella facoltà dei credenti, di guardare in prospettiva, al di là delle contingenze specifiche, perché intanto la natura guarisce. Dopo la rivoluzione industriale però la situazione cambia: le catastrofi che investono il mondo naturale, così come alcune malattie, sono sempre più provocate dall’uomo, per cui qualunque capacità d’intervento da parte del magaro diventa vana. Forse a questa diversa origine del male si deve la progressiva scomparsa di certe forme di rimedi naturali o pratiche magiche. Che però comunque resistono sottopelle e nei meandri reconditi del quotidiano.

Inestimabili sono state le relazioni tra l’artista e coloro che hanno preso parte alla realizzazione finale del progetto, che non si sono esaurite nei tempi di posa per le fotografie, ma si sono costruite in incontri prima casuali oppure considerati, poi sempre reiterati. In alcuni casi queste hanno deviato un’idea originaria o hanno rimodulato pensieri sull’architettura finale di Avanzi. E la natura del luogo – Guilmi, le sue campagne e il suo territorio allargato – ha dato un’impronta inequivocabile a tutto l’impianto scenico, offrendo ambientazioni a volte inaspettate e prontamente messe a frutto.

Se Elena Mazzi ha preparato il lavoro in modalità aperta, parlando con le varie parti e chiedendone la collaborazione (alcuni guilmesi, come ad esempio Alfonso, hanno costruito o prestato degli oggetti scenici; molti hanno posato per i tableaux vivant), per la prima volta le fotografie e le storie prodotte sono state svelate durante linaugurazione di Avanzi, svoltasi in modalità di performance o paesana. La sfera altadella messa in atto preparata e quella bassaspontanea e popolare sono infatti convenute. Le fotografie, realizzate con la collaborazione di Andras Calamandrei, sono state esposte su un furgone da ambulante che girando per il paese ha sostato in tappe stabilite per dare modo al pubblico di fruirle. Nel frattempo Plinio – un guilmese che annualmente fa da frontman per la festa di San Nicola – a fianco al guidatore e allartista, ha enunciato le storie dallaltoparlante montato sul mezzo, udibili tra lo sciamare delle persone che gli si affollavano intorno. Il furgoncino da ambulante è stato il sintagma che, nel discorso di Avanzi, ha connesso la sfera “alta” e quella “bassa” a cui si accennava prima: la performance, di natura alta, è ricorsa alla pratica del venditore di strada,  figura comune nei paesi in via di spopolamento come Guilmi, dove la chiusura degli esercizi commerciali ha portato alla presenza quasi quotidiana di quest’economia di risulta. Elena Mazzi, incastonando il furgoncino nelle maglie del progetto guilmese, riesce a toccare temi critici della realtà socio-economica non solo abruzzese, ma di tutto il meridione e più marginalmente dell’Italia intera.

Lultima tappa di questa processione sconclusionata, ma allegra e curiosa è stato lo slargo di fronte al bar Il Pino, dove chi si era attardato ha avuto finalmente occasione di riconoscersi nelle immagini e dove i guilmesi con un colpo di mano hanno trasformato levento di arte contemporanea nella più sincera e poco solenne cuccagna paesana.

Questo progetto, curato da Federico Bacci e Lucia Giardino, che da otto anni simpegnano a ritrovare un senso tra larte e le comunità nella piccolissima realtà di Guilmi, ha forse più degli altri messo in comunicazione la sfera di chi produce e promuove il lavoro simbolico (lartista) e il suo pubblico, che qui si sono fusi in una cosa sola, abolendo le distanze che spesso e naturalmente tengono separati i due mondi. Tali magie possono avvenire soltanto nella sfera locale. Il globale ha altre regole e altre economie di tempi, risorse e relazioni. Ma forse, nel ricordo dellesperienza che è stata a Guilmi nellestate del 2015, con Elena Mazzi e tutti i protagonisti di Avanzi, ognuno potrà coltivare il ricordo di senso e di organicità tra uomo e natura, tra natura e cultura, che per un bellissimo momento è sembrato verificarsi in Abruzzo.

Elena Mazzi, Avanzi (L'acqua di Guilmi), GuilmiArtProject 2015
Elena Mazzi, Avanzi (L’acqua di Guilmi), GuilmiArtProject 2015

*** Le nove storie scritte da Elena Mazzi rivisitando testimonianze scritte orali della tradizione abruzzese e del vissuto dei locali e tradotte in tableaux vivant sono: LA FESTA DI MEZZ’ESTATE, LA NUVOLA TRISTE, LA FRANA BELLISSIMA, IL GRANO DI SAN NICOLA, LA CHIAVE MAGICA, L’ACQUA DI GUILMI, IL BASTONE A DUE TESTE, LA TRADIZIONE SCORRE COME UN FIUME CHE VA DALLA MONTAGNA VERSO IL MARE, LA CAMPANA D’EMERGENZA.
Per chi volesse prendere visione della serie completa delle fotografie, rimandiamo alla pagina di Avanzi sul sito web di Elena Mazzi.

Avanzi è un progetto di Elena Mazzi

a cura di Federico Bacci e Lucia Giardino

per GuilmiArtProject 2015

_______

Fotografia: Andras Calamandrei

Assistente alla fotografia: Matteo Coluccia
Assistenti all’allestimento: Valentina Cencetti, Simona Di Giovanni, Daniela Pitrè
Ragazze di scena: Linda di Ciano, Eleonora Racciatti

Un ringraziamento particolare a:
Adriana Gandolfi, Emiliano Giancristofaro, antropologi
e a:
Matteo, Alessio, Maria Grazia e Nicola Antonacci, Enzo Berardi, Camillo, Nicola e Nicolina Carosella, Teresa Ciccarone, Teresa D’Acchille, Agostino Di Ciano, Daniele Di Nardo, Massimo Giardino, Raj Irudaya, Andrea Lizzi, Alfonso Luciani, Pierino Luciani, tutta la famiglia Racciatti, Matteone, Nicolina, Linda e Irene Zocco.

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