“Lo facciamo… non lo facciamo, così a scatola chiusa, ma è davvero possibile?!” “Dài, via, siamo così indietro con i nostri tempi… facciamolo!” Questi i nostri tormenti quando a marzo ci siamo affidati per la prima volta al web per la selezione di un artista e, dopo la scelta basata sulle immagini e la lettura sparsa di descrizione dei lavori, sono seguite altre ragioni che hanno seguito la selezione di Daniele di Girolamo per la residenza di GuilmiArtProject 2019.
Le motivazioni sono tutte legate al nostro rapporto conflittuale con l’Abruzzo, terra di mare e montagna, dove chi abita sul mare rinnega la montagna e chi è in montagna, pensa di avercela d’oro… Daniele di Girolamo, abruzzese del mare, la pensa così? Certamente sì, ma infatti il nostro intento è stato duplice:
- scardinare il giovane artista del preconcetto che l’interno della nostra regione è un po’ come “il cafone che si riveste e che mette il verde col celeste” (colori peraltro della casa madre di GAP);
- portare il mare a Guilmi
Ci piace pensare che quest’ultima immagine poetica è quella che ha mosso Daniele di Girolamo e Manrico Pacenti verso Pratiche di forze: un lavoro che decostruisce il paesaggio per poi ibridarne le componenti e restituirle in inaspettate costruzioni che visualizzano percezioni di esperienze fuori dalla nostra dimensione corrente.
E Manrico Pacenti come s’inserisce in questa narrazione? Benissimo! Ecco la genesi della doppia residenza di GuilmiArtProject 2019.
Invitato quindi Daniele Di Girolamo, gli abbiamo chiesto di “sporcarsi”. Il significato di questo termine, che non è quello che abbiamo usato con l’artista, è molteplice: al momento della nostra scelta, Di Girolamo sembrava sicuramente un validissimo artista, ma già molto controllato e “da galleria” per la sua giovane età. Gli abbiamo chiesto quindi di invitare egli stesso uno o più compagni di viaggio, sotto la sua direzione o cura, intervenendo comunque nella produzione degli interventi. Di Girolamo ha preferito scrollarsi di dosso l’autorità curatoriale e ha invece chiamato con sé un conoscente di lunga data, ma recente collega. Al momento del nostro invito infatti, Di Girolamo aveva appena iniziato a collaborare con Manrico Pacenti, per la mostra Sky above Sea below, poi tenutasi alla Gallleria Più di Bologna, dal 20 giugno al 19 luglio 2019.
Siamo andati a vederla in un pomeriggio di un afosissimo fine giugno; ci ha accolto Daniele, subito rinominato il “principe”, anche se è stato Manrico a farsi attendere. Daniele ci ha guidato nel lavoro e ci ha inviato a rimanere al concerto di Ka nella stessa galleria (riparleremo di Ka nella pagina di approfondimento della residenza 2019). Per un attimo abbiamo temuto che l’astrazione concettuale sulla quale i due artisti costruivano le loro opere sarebbe stata difficile da proporre nel contesto di GuilmiArtProject… Poi abbiamo ci siamo detti: “Ma perché no?” Non volevamo forse uscire dalla griglia della residenza “relazionale”, che basa sull’empatia il suo rapporto col paese?
Ed è stato il momento in cui abbiamo veramente conosciuto gli artisti.
(to be continued)
Daniele Di Girolamo (Pescara, 1995) iscritto al biennio specialistico in “Pittura Arti visive” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca indaga le trasformazioni silenziose delle proprietà chimiche e sonore della materia, concentrandosi sul mutamento dal valore simbolico, concettuale e antropologico. I processi naturali e le interferenze umane che si ibridano nel paesaggio sono le coordinate da cui sviluppa il suo lavoro. Tra le esposizioni personali e collettive: sky above sea below, Gallleriapiù, Bologna 2019; Premio Zucchelli, Artefiera Bologna, duo con Li Zhuwei, 2019; Eruzioni, Ateliersi, Bologna 2019; Elogio della Lentezza, Zu Art, Fondazione Zucchelli, Bologna 2019; Omaggio a Misticoni, Museo Vittoria Colonna, Pescara 2019; Young artist in the hotel, Isola di San Servolo, Venezia 2019; Trasformazioni Silenziose, Young Art Gallery/Garage, Pescara 2018; The interior sea, The Lebanese University, Beirut 2018; Through, GALLLERIAPIU, Bologna 2017.
Manrico Pacenti (Perugia, 1995) attualmente iscritto al Biennio specialistico in “Pittura arti visive” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna sviluppa la sua ricerca artistica prendendo in analisi le peculiarità degli elementi digitali ed osservando le conseguenze della virtualizzazione del regno naturale. Indagando su degli aspetti prettamente antropologici sviluppa dei lavori in cui i “data” vengono ibridati con elementi reali attuando così una materializzazione del prodotto digitale e finendo per svelare alcuni aspetti esistenzialisti ed applicazioni inedite di questi nuovi strumenti. Tra le esposizioni: Terresonore, Festival Terresonore, Favignana 2019; sky above sea below, Gallleriapiù, Bologna 2019; #websurfing, Casa della Cultura Italo Calvino, Calderara 2019; The interior sea, Lebanese University, Beirut 2018; Take me (I’m yours), Ex parcheggio giuridico, Bologna 2017; Il mare interno, Galleria Artforum, Bologna 2017; Remake, GALLLERIAPIU, Bologna 2016; La città che noi vogliamo, Ex Chiesa della Misericordia, Perugia 2013.