ATTItiRATIriTRATTI
L’equilibrio è il punto centrale del mio lavoro a Guilmi
L’azione si esprime attraverso l’ istallazione di una corda da un punto a un altro, denominata slackline, che diferisce dalla corda del funnambulo perchè piatta come una grossa fettuccia e non prevede l’uso del bastone per bilanciarsi, ma solo il proprio corpo… il mio è un continuo invito alla partecipazione, a un’interazione collettiva o singola, con la corda e attraverso essa.
Dopo alcune spiegazioni sulla postura, la tecnica e quant’altro, mi sono resa conto che non era così necessario “spiegare”… solo i più incuriositi e ATTIRATI fanno domande… il mio è un imput e il resto va da sè…
Si presenta pertanto come un mezzo attraverso cui conoscersi, iniziare un dialogo, uno scambio…
Diverse volte ho provato a presentarmi a quello stesso gruppo senza corda… senza, tutto sembrava imbarazzante, come se non si avesse nulla da raccontare o da dire… dovevo esser io a fare il primo passo… per cui la corda diveniva un pretesto… è li che mi sono resa conto di quanto la corda TIRA e ATTIRA…
Preso il coraggio di provare in questa apparente impossibile impresa, i ragazzi si sono rivelati mooolto coraggiosi, tanto da lanciarsi in quella che io ho denominato “Tecnica dello spedito”, e cioè correre sul tragitto senza conoscere niente, passo dopo passo raggiungere l’obbiettivo in maniera spedita… spesso rotolando giù ma comunque senza mai scoraggiarsi … riprovare… riprovare… riprovare… rialzarsi e riprovare…
Ma in realtà, la tecnica prevede un tragitto lento e studiato………. una determinata postura… ogni passo deve essere certo di avere il giusto equilibrio per poter passare al prossimo, è un percorso paziente e meditativo, è una continua ricerca di equlibrio e armonia…..
Il modo in cui affronti questa prova, che mi piace definire “gioco serio”, è per me il modo in cui affronti ogni cosa quotidiana…
L’ equilibrio e l’ armonia sono necessari per qualsiasi cosa nella vita, per questo ho voluto avvicinarmi a questa pratica e impararla insieme agli altri…
Ci sono stati momenti in cui la corda si caricava di 3, 4, 5 persone, ma ciascuno ha cercato di trovare un momento per affrontarla da solo… tu e la corda… tu e il tuo tragitto più o meno difficile in base al tuo proprio carattere…
Ho cercato sempre di mantenere un livello tecnico molto basso, per dare la possibilità a tutti d’iniziare un dialogo senza scoraggiarsi dinanzi a un altezza eccessiva. Solitamente non ho mai superato i 50 cm da terra e un lunghezza di 7/8 metri da un albero all’altro, poiché più è lunga più vibra ed è difficile… ma anche questo aspetto è molto interessante… solo una volta i ragazzi si sono ritrovati a dover percorrere un tragitto più lungo, di circa 12 metri e un altezza di 70/80 centimetri… pochi di loro sono riusciti a percorrere l’intero tragitto… occorre tempo…
Anche i bambini si sono lanciati sulla corda, senza troppe domande li vedevo montare sopra spediti.
Pietro, un bambino di 5 anni è stato il più tenace, ha fatto solo 5 passi ma con una corda alta poco meno di lui e senza l’aiuto di nessuno.
Arrivata in questo luogo nuovo – Guilmi -, ho avuto subito il desiderio d conoscere le persone… e per potermi avvicinare a un pubblico più adulto, viste le complicazioni tecniche date da un mezzo come la slackline, ho adottato un mezzo semplicissimo come quello grafico.
Dopo aver preparato degli schizzi su carta rappresentanti i coraggiosi partecipanti al gioco serio, ho fatto un giro per il paese offrendomi di disegnarli a gessetto sulle mura di casa, esterne o interne, delle persone.
Ciò che mi interessava, non era tanto il lato grafico, presentato anch’esso come un gioco, quanto verificare la disponibilità e la fiducia degli abitanti, raggiunta insieme, sorprendentemente con ottimi risultati.
E poi ovviamente, tutti coloro che vedranno questi disegni nel futuro prossimo (visto che spariranno presto, essendo gessetti), saranno magari spinti a un attimo di riflessione…
Riflettendo su questo breve cammino… osservando i coraggiosi partecipanti… mi accorgo di cosa fa la slackline: è quasi come tornare indietro, a quando abbiamo imparato a camminare… è come mettere un passo davanti all’altro… ogni singolo passo è un incredibile traguardo che crea desideri, emozioni, e ti induce a non volerti più fermare… è come una droga… ma che non fa male!
Crediti fotografici: Daniela Pitrè